La Repubblica

Ieri mi è capitata una cosa che ha dell’incredibile. Sembrava una serata come le altre, sapete, eravamo usciti io e alcuni amici per andare a mangiare qualcosa ad un ristorante. Niente di speciale, insomma. Io ero partito con l’idea di prendermi una buona carbonara. Allora avevamo deciso, di comune accordo, di andare in quella famosa trattoria, sapete, proprio quella poco fuori dal centro, famosa per fare dell’ottima pasta. Eravamo una decina, più o meno, tutti molti entusiasti: non è da tanto che usciamo insieme al ristorante, ma è sempre un’occasione speciale, sapete, ritrovarsi a passare del tempo in compagnia. Beh, avevamo prenotato un buon tavolo, quello lì, ed eravamo arrivati di buon ora, con buoni propositi. Ci siamo seduti ed abbiamo aspettato l’arrivo del cameriere. Era un po’ trasandato, a dire il vero, il cameriere, e aveva un enorme foruncolo al lato del naso che era difficile da non notare: trasmetteva, dunque, non un fraterno senso di ospitalità, ma qualcos’altro, qualcosa che non so definire.
Ci preparammo, dunque, ad ordinare e io chiesi la mia agognata carbonara. Eh no, disse il cameriere, mi spiace, ma non abbiamo più carbonara, mi disse il cameriere. Eravamo un po’ stupiti, non ero l’unico a volere la carbonara, ma il cameriere ci interruppe subito e ci disse, il cameriere, no ecco, ci disse, non abbiamo la carbonara tradizionale, però possiamo portarvi una carbonara con la pancetta e il parmigiano, ma senza le uova, ci disse. Come senza uova? gli dissi e lui mi rispose, eh sì, mi dispiace, mi disse, stasera abbiamo solo la carbonara senza uova e io che pregustavo già da tutta la serata una buona carbonara, con il guanciale, con il pecorino romano, e con le uova, ero un po’ stizzito, gli dissi eh no, scusi, gli dissi, una carbonara senza uova non si può proprio, gli dissi, io voglio la mia carbonara con le uova, con il guanciale e con il pecorino romano, ma il cameriere rispose, un po’ seccato, ma estremamente tranquillo, mi rispose: questa abbiamo.
Molti, al tavolo, per non infastidire ulteriormente il cameriere, che doveva servire altri tavoli e non poteva restare tutta la serata lì, al nostro tavolo, ad aspettare le nostre ordinazioni, si decisero per la carbonara senza uova, con la pancetta, e con il parmigiano, un po’ a malincuore, è vero, ma sempre si decisero per quel piatto, neanche opponendo molto resistenza, sta lavorando poverino, si dicevano, non è mica colpa sua. Eh no, io dicevo, eh no, io non voglio prendere una carbonara senza uova, sarebbe come non prenderla affatto, dicevo, e alcuni nel tavolo erano d’accordo con me, no no, non si può fare, dicevano. Altri, invece, quelli che ho menzionato prima, che avevano deciso già per la carbonara senza uova, mi dicevano: ma come? e allora cosa fai? non mangi? Io la mia carbonara la voglio con le uova, risposi, e incominciavo ad arrabbiarmi. E allora il cameriere dette uno sguardo annoiato all’orologio e con una vocetta stridula per sovrastare il nostro vocìo disse: se volete proprio la carbonara, disse, abbiamo la carbonara con la pasta di soia, la pancetta di seitan e le uova liofilizzate. Ci interrompemmo, quindi, e a molti brillarono gli occhi: oh sì, la pasta di soia. C’è un problema, però, disse il cameriere, c’è il rischio che la pasta giunga molto tardi o forse mai. Il restante gruppetto, però, che non si era ancora pronunciato, decise di correre il rischio e ordinò quella pasta disgustosa, e che forse non sarebbe arrivata mai. Io, completamente senza appoggio, sconvolto, stupefatto e molto arrabbiato, sentivo di essere ormai alla mercé di quell’ignobile cameriere. Non devo tentennare, mi dissi, devo rimanere sulle mie posizioni, o prendo la carbonara con il guanciale, il pecorino romano, e le uova, o non prendo niente. Quindi dopo aver spiegato ai miei amici che non sarei sceso a compromessi, io volevo la carbonara, non volevo altre cose, mi alzai dalla sedia, presi la mia giacca e me ne tornai a casa, da solo.
Peccato che tutto questo non sia vero: infatti dopo che rimasi isolato mi dissi, eh beh, cosa posso fare? non posso mica andarmene e lasciare qua i miei amici, meglio che prenda qualcosa e mangi con loro. Decisi dunque di prendere una delle due paste disgustose, non mi ricordo neanche quale, e ricordo che quando il cameriere ce la servì aveva davvero un aspetto disgustoso: la pasta era scotta e si sfaldava al solo toccarla con la forchetta, c’erano dei grumi neri, duri, tutt’intorno al piatto ed emanava un odore rancido, acre, e vagamente inebriante. Ne addentai un boccone e subito mi prese a girare la testa e incominciarono a lacrimarmi gli occhi. Mi girai verso i miei amici, affaticato e con il respiro affannoso, e li vidi anche loro schifati dalla carbonara, ma la mangiavano nondimeno di gran lena, schioccando la lingua e producendosi in grasse risate, parlando del tempo, di calcio, e cose. Ripresi, dunque, ad infilzare pezzi di cibo con la forchetta e a deglutirli lentamente fino a quando un incredibile senso di nausea mi scosse l’esofago. Non potevo pensare ad altro, ma allo stesso tempo, sempre più lentamente, continuavo a mangiare. Ma più mangiavo più la nausea raggiungeva la mia bocca, la mia lingua, il naso, e cominciavo a sudare dalla fronte. E quando pensai di esser giunto al limite, sapete, quando ormai la mia stessa esistenza fisica era indistinguibile dal senso di nausea, ecco che finalmente, un singolo conato, un colpo secco, mi porto le mani alla bocca e vomito*. Vomito nel piatto, vomito sulle mie mani e sul mio grembo. I miei amici si fermarono attoniti per guardarmi. Per superare l’imbarazzo, incominciai ad impastare il mio vomito con la pasta, molto lentamente. E mi pulii anche le mani ricoperte di vomito nel piatto e ci scucchiaiai anche il vomito che era sul mio grembo. E ricominciai a mangiare, il mio stesso vomito. E anche i miei amici avevano ricominciato. E guardando il vomito, mi dissi, beh, non è tanto male. Ed assaporai quel sugo viscido e mi sembrò buonissimo.

Gianni Ricotta

*into the gaping anus of Christ

Le tensioni in Crimea spiegate da @giaricotta

Il vostro esimio Gianni Ricotta vi spiegherà la crisi ucraina con semplici disegnini:

crimea1questa è la crimea

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che è diversa dal Kosovo (!!!)

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di là ci sta l’ucraina e di là la Russia (una federazione attenzione!)

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e ancora più in là ci sono gli USA (evviva!)

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l’ucraina odia la Russia e la Russia e gli USA si odiano

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e poi c’è la UE’ che siamo noi! evviva! (non so quante stelle ha e non ho contato il marocco)

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ma la UE’ non sa cosa fare!

crimea8

intanto in Ucraina ci sono già stati parecchi morti

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intanto sia gli USA che la Russia (che non si piacciono 😦 ) hanno missili nucleari intercontinentali

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e oggi c’è stato il referendum che decideva sull’annessione della crimea alla Russia!

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Russia che ricordiamoci ha moltissime testate nucleari!

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e anche gli USA non sono da meno!

crimea13

testate nucleari che ha anche la UE’!

crimea14

e allora si gioca a chi ha il cazzo più lungo.

E io modestamente non ci gioco perché ho il cazzo lunghissimo.

 

Intervista esclusiva a Peppa Pig

Quando la raggiungo nel suo studio Peppa P. è assorta nella lettura di un vecchio tomo polveroso, sembra non essersi accorta della mia presenza e devo tossire un paio di volte per farle alzare gli occhi da quelle vecchie pagine tutte segnate. Il suo è uno sguardo lungo e profondo: è uno sguardo che mi mette a disagio: sembra che voglia scrutarmi a fondo, capire le mie intenzioni, scoprire il mio gioco. Peppa P. non è la star che ti aspetteresti da un programma per bambini: prima di raggiungere la celebrità ha scritto diversi saggi sul mondo dello spettacolo e la sua affiliazione col Capitale; ha recitato in una messinscena di Re Lear scritta di suo pugno e ambientata in un mondo post-apocalittico; e ha scritto un romanzo autobiografico intitolato “Essere una maiala oggi” con prefazione di Concita De Gregorio. Un piccolo grugnito e ripone il libro chiuso sulla scrivania.

GR: Prima di tutto volevo ringraziarla per questa opportunità unica, so che non gradisce molto le interviste.

PP: Facciamo in fretta per favore.

GR: Il suo cartone animato, “Peppa Pig”, ha raggiunto una popolarità incredibile: un film in cantiere, si parla anche di uno spettacolo a teatro… come le ha cambiato la vita il successo?

PP: – grugnisce – Il successo non è niente. Avrei preferito cento volte che qualcuno si prendesse la briga di leggere i miei saggi piuttosto che guardare quello stupido cartone animato.

GR: Ma come, lei è un punto di riferimento per bambini in tutto il mondo!

PP: Mettere al mondo un bambino oggi è un crimine. Non legge i giornali lei?

GR: A dire la verità ne ho diretti un paio.

PP: Allora dovrebbe sapere che in un mondo dove si ingigantiscono le sperequazioni sociali, le minacce del cambiamento climatico e il rischio di una guerra globale non c’è posto per i bambini.

GR: Mi stupisce più che altro il suo disprezzo verso il cartone che l’ha resa una star planetaria.

PP: Guardi: innanzitutto ho accettato di recitare in “Peppa Pig” per i soldi e per le pressioni che ricevevo dalla mia famiglia. Il network credeva che una famiglia di maiali parlanti fosse divertente e “folcloristica” e allora hanno deciso di farci una serie. Ma non c’è niente di divertente nella mia famiglia.

GR: Cosa intende dire?

PP: Non si è accorto che mio fratello George Pig ha dei ritardi mentali e noi ne ridiamo in continuazione? La sua ridicola ossessione per i dinosauri ha distrutto la nostra quiete familiare. Una volta l’ho scoperto fornicare con un triceratopo. Ridiamo per non piangere o peggio.

GR: Ho sempre pensato che il vostro show fosse molto divertente…

PP: Mio padre è disoccupato e l’unica cosa di cui si cura è il giardino e altre sciocchezze, mia madre è semplicemente stupida, mio fratello ha diverse turbe mentali e io, nonostante abbia trentaquattro anni, devo recitare la parte di una mocciosa. Viviamo in una costante atmosfera di tensione. Prima o poi la corda si spezzerà e vedrà di cosa siamo veramente capaci.

GR: Cambiando argomento: è uscito da poco in Italia il suo romanzo “Essere una maiala oggi” ed è già un grande successo, ha scalzato dal podio l’ultimo libro di Fabio Volo e molti critici lo considerano il romanzo dell’anno. Come è stato scriverlo?

PP: E’ stato molto duro scriverlo, anche perché non ho le dita.

GR: Nonostante il successo di critica ci sono molti detrattori… sostengono che il suo sia l’ennesimo Best-seller infarcito di banalità e mancante di un vero e proprio stile.

PP: Non so come sia la traduzione italiana, posso solo dire che non posso piacere a tutti: piaccio già a molti, anzi moltissimi. E comunque ringrazio Guia Soncini per la sua perorazione in mio favore.

GR: Quando scrive: “Una maiala deve accettare il fango per quello che è: melma putrida. E ci deve razzolare e godersi la vita ché di una vita ce n’è una sola.” cosa intendeva dire esattamente?

PP: Il fango è una metafora per condom. Noi maiale vogliamo essere libere di essere porche.

GR: Attraverso molte esperienze personali – mi ha molto colpito quando ha parlato del suo secondo fratello Frederich Pig e di come sia diventato un prosciutto – tenta di raccontare come nel mondo moderno tutto sia più veloce e interconnesso e non ci sia spazio per quelle piccole gioie quotidiane come mangiare ghiande o defecare in un prato. Però tra le righe si legge anche una posizione molto critica.

PP: Nel mio libro volevo parlare della condizione di oggi della maiala. Della maiala parlante per la precisione. In questi giorni si parla molto della condizione della donna, di femminicidio, ecc.. ma nessuno parla delle maiale o scrofe dir si voglia. Noi animali antropomorfi non abbiamo una posizione, un ruolo, nella società: siamo uno scherzo della natura. Non so come sia in Italia, ma in Inghilterra siamo ancora molto discriminate per la nostra specie e il nostro sesso. Facciamo flash-mob, concerti benefici, ma non cambia mai niente. Come dice la mia amica Concita De Gregorio nella prefazione dobbiamo prenderci il nostro posto nella società con la forza.

GR: Concita De Gregorio dice cosa?

PP: – Peppa P. grugnisce sensibilmente – Con la forza, con le bombe. Altrimenti che possibilità abbiamo?

GR: Non le sembra che la violenza non porti niente di buono?

PP: Non credo. Se Mandela non avesse mai messo bombe in Sudafrica adesso nel paese* ci sarebbe ancora l’apartheid.

GR: Non c’è il rischio che la violenza possa essere strumentalizzata dal potere per aumentare ancora di più l’oppressione?

PP: No, se facciamo saltare in aria tutti gli uomini e i maiali.

GR: E poi come farebbe la specie umana e suina a riprodursi?

PP: Chissenefrega.

*Paese

Buongiorno

Non molte volte si assiste ad un vero atto di umanità in queste nostre città moderne, eppure ieri è successo.
Non sempre ci si ferma a pensare: “Diavolo, perché tutto ciò non capita più spesso?”, eppure ieri è successo.
Ieri era una sera come tante a Firenze, rischiarata da una pallida luna, se non fosse che per un guasto improvviso alla mia Multipla ( che Dio benedica la Fiat! ), sono stato costretto a prendere un autobus dalla Stazione di Santa Maria Novella. Di notte la stazione, rischiarata da una pallida luna, diventa il baricentro naturale per tutti i ritardatari, quelli che non si possono permettere un mezzo di locomozione autonomo ( che Dio benedica la Fiat! ) e alcuni giovanotti che hanno fatto le ore piccole, un po’ brilli, ma gioiosi. La parte coperta della stazione diventa anche il rifugio per quei pochi disadattati che, non potendosi permettere un tetto sotto il quale dormire, si sdraiano per terra: chi su letti raccogliticci, chi su veri e propri materassi, circondati da tutti i loro averi ammonticchiati in sacchetti di plastica.
Mi sono dunque fermato ad aspettare l’autobus circondato da alcuni simpatici individui che, nella loro briosa semplicità, esprimevano a suon di sputi la loro soddisfazione di poter tornare finalmente a casa dopo una dura giornata di lavoro. Per non farmi riconoscere come il noto giornalista che comprende e trascrive in articoli la loro briosa semplicità e che ogni giorno fornisce testimonianza dell’umanità che si incontra, qualche volta, nelle grandi città, con vivo entusiasmo aggiunsi il mio scaracchio al loro, esponendo un ampio sorriso bavoso come per dire “Sono come voi, amici”.
La notte si inoltrava lenta, il freddo calava e il bus tardava ad arrivare quando uno scoppio di risa ci fece girare tutti nella stessa direzione: era un gruppo di gai giovani, forse alla fine di una serata di bagordi, che festeggiavano la loro giovinezza con semplice e naturale spensieratezza. Ahi, lassa gioventù! Vi devo dire, cari lettori, che li invidiavo fortemente: erano audaci, belli, tonici, dai brillanti crani rasati e vestiti come le nostre gloriose forze armate.
Ma non erano solo bei giovani: quella sera dimostrarono di avere una umanità, un cuore, che credevo fosse perduta per sempre. Con la stessa naturale spensieratezza si avvicinarono a uno dei senzatetto e dopo essersi scambiati uno sguardo complice chiesero a quel povero relitto d’uomo se sentiva freddo. Quello fece un cenno di assenso e subito i baldi giovanotti tirarono fuori una tanica di benzina e gliela versarono addosso e con gli stessi movimenti repentini gli scagliarono contro un cerino acceso.
Che spettacolo! Mai avevo visto un gesto d’umanità così bello, puro, semplice. Il fuoco scaturito riscaldava i nostri cuori come le loro gaie risate. Il gruppo dei senzatetto si avvicinò incuriosito e, felici per quel tepore che non si aspettavano, ringraziavano Dio ( l’unico Dio ). Noi, invece, guardavamo la scena con un semplice sorriso d’approvazione: nessuno si muoveva, eravamo tutti impietriti a goderci questa appassionata rappresentazione di umanità. E più poveracci si avvicinavano più il fuoco si faceva intenso fino a diventare un enorme rogo gentile.
E allora mi chiesi “Diavolo, perché tutto ciò non capita più spesso?”.
Mi chiesi “Diavolo, non siamo forse fortunati a vivere in questo meraviglioso mondo?”.
Mi chiesi “Diavolo, cosa abbiamo fatto per godere di tutta questa umanità?”
Mi risposi con una dose di eroina purissima.

Gianni Ricotta

Il diritto alla Mamma by Gianni Ricotta

Una lezione ispirata dall’immenso talento di Mario Adinolfi che potete trovare qua

Perché il talentuoso e bello Gianni Ricotta dovrebbe essere contrario ai matrimoni gay? Non c’è una risposta semplice a questa domanda, ma tenterò di esprimere la mia opinione ora che, dopo la sentenza della Corte Suprema USA, le nozze gay diventeranno inevitabilmente tema di dibattito anche in Italia. In molti a sinistra torceranno il naso a leggere il Grande e Affascinante Gianni Ricotta bocciare senza mezzi termini questa unione disumana e innaturale e senzadio che ormai si propaga a velocità impressionanti per tutto il mondo occidentale, mentre – per fortuna! – ancora nel lussureggiante e progredito oriente del globo terracqueo, sempre che esista un oriente in questo mondo globalizzato, è vietato per legge e sanzionato con la morte. C’è il rischio che questa mia picciola opinione possa venire strumentalizzata da una destra eversiva e nostalgica, ma scanso subito gli equivoci: qui non parla solo il Grande Gianni Ricotta, qui parla principalmente il buonsenso ecchecazzo. Quella vocina ( il buonsenso N.d.R.) che troppe troppe ( molte N.d.R.) volte in questa Italietta dei furbi del quartierino viene zittita da questi politicanti di professione che guardano all’oggi, ma mai al domani.
Sono d’accordo con il PD per un’unione alla tedesca, ma adesso come adesso non mi viene in mente nessuna tedesca da voler sposare.
Provo a riassumere in 5 motivi semplici semplici perchè sono contro il matrimonio gay:

1. Per me il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, questo è stato per millenni. Anche se a pensarci bene, in realtà, per millenni ci si sposava prevalentemente tra un uomo e numerose donne. O meglio: era così in tutti i paesi del medioriente, la cosiddetta mezzaluna fertile, la culla della civiltà. Mentre – ecco! adesso ricordo! – il Grande Civilizzante mondo Greco-Romano considerava matrimonio solo quello tra un uomo e una donna. Che sollievo, finalmente dei precedenti storici mi danno ragione. Certo, c’è da considerare che i greci consideravano il rapporto amoroso tra uomo e giovine uomo come la più pura delle relazioni amorose, e che nel mondo romano il matrimonio non aveva nulla di sacro, dato che poteva essere annullato semplicemente a voce, di mutuo accordo…
Hm…
Ma ad ogni modo l’unione tra uomo e donna è sempre stata tradizionalmente e storicamente la definizione corretta di matrimonio. Credo.

2. Se il matrimonio secondo la tesi di atei comunisti bolscevichi avvezzi a sollazzarsi con pedofilia e altre perversioni innominabili – dicevo: se il matrimonio secondo la tesi di alcuni è solo un timbro pubblico da apporre sul proprio ‘amore’, rompendo quindi la tradizione millenaria che mi sono appena inventato, ma soprattutto trasgredendo il diritto NATURALE ( anche se in natura non esistono i matrimoni, ovviamente N.d.R), perché limitarci a rendere legale e matrimoniale solo il rapporto tra due donne e due uomini? Perché non accettare che si possa amare in tre? O in quattro? O in quattro e un’arancia? L’arancia non si merita il nostro amore? Perché non riconoscere l’amore dei pastori sardi per le loro pecore? Perché non sposare un babbuino a un cetriolo? Perché non cospargerci di malta e urlare alla rivoluzione masturbandoci in una fontana? Perché? Perché? (perché evidentemente esiste una differenza fra turbe mentali e amore N.d.R)
Ma ve lo immaginate un bambino cresciuto da due ‘papà’? Che veste alla moda e coniuga perfettamente il congiuntivo?
Alcuni mi hanno citato un film degli anni 70 con Ugo Tognazzi, beh, cari ragazzi, non so di cosa stiate parlando. Ufficializzare il matrimonio gay equivale a ufficializzare il matrimonio tra un mammut e un arbre magique.

3. Se due uomini possono sposarsi ne deriva il pieno diritto a “formarsi una famiglia”. Senza limitarsi al diritto all’adozione, no, quello è il meno. Qua si va proprio fuori di testa. Pensate ad Elton John. Pensate ai suoi strambi occhialetti. Pensateci bene. Gli dareste il diritto di “formarsi una famiglia”? Sono agghiacciato.

4. Se il vincolo matrimoniale non è più quello tra un uomo e una donna, il diritto alla successione riguarderà prima di tutto il coniuge. Pensateci bene: se il mammut muore erediterà tutto l’arbre magique. Anzi, vi dirò di più: se il mammut prima era sposato con una donna, matrimonio legittimo e tradizionale, poi i due divorziano e il mammut mi confida che non vuole più lasciare niente in eredità alla sua ex-mogliettina, io, l’arbre magique, posso decidere tranquillamente di fargli un favore, sposarmelo, ed ereditare tutto. E’ questo il mondo in cui volete vivere?

5. L’impatto del matrimonio omosessuale sul tessuto sociale, su quel poco di stabilità che resta nelle nostre convinzioni ancestrali ( io le streghe le voglio vedere bruciare sul rogo, mica cazzi), persino sui conti pubblici in materia previdenziale ( quanti pensionati si voteranno all’omosessualità solo per fregare l’INPS?), sarebbe devastante. Ci vuole poco ad immaginare cosa succederà: verrà la seconda venuta di Cristo e andremo tutti all’inferno. E poi mi dicono che sono medievale

Gianni Ricotta

La Rete è lo specchio del nostro tempo by Gianni Ricotta

La rete siamo      , la nostra                       è online, come persone e come              . I nostri affetti più intimi sono su             , il nostro            appare su               , le nostre foto non vanno nell’album come una volta ma su                      . Leggiamo online, scegliamo online i nostri                 , online si matura il dibattito                   e                   .

Dieci anni fa il mondo digitale ha cambiato la             , cinque anni fa i                , presto toccherà alle                    trasformarsi, programmi come i Moocs o Coursera costringeranno gli                 a confrontarsi con l’istruzione via Internet. Papa                  è su Twitter, ieri la Cei si interrogava sull’                                     in Italia con una relazione di Monsignor Pompili. Il finanziere e mecenate americano                           arriva sui microblog di          caratteri, senza              non raggiunge ormai l’americano medio.

La rete è                   del nostro               , realtà del              secolo. Ci parla di                e                      , ci fa stampare merci con i                tridimensionali, ci fa perdere             di lavoro nei settori                        . Nessuno sfugge al suo onnipresente network. Regolare il web sembra dunque                              , perché nessun Far West resta senza                 ,                     e                         per sempre. Ma regolare la              senza lacerarla, appesantirla con i piombi di leggi e filtri che ci privino della                   digitale non è semplice.

Ora la presidente della                  Laura Boldrini riapre il            «responsabilità e          » dopo le minacce razziste subite da                      squallidi e pericolosi.                 aperta non può implicare – come troppi           e               predicano, per ignoranza o interesse – che ognuno possa, protetto dall’                         e di                  , ricattare, calunniare, infangare, minacciare                         e                    . Negli                                       l’informazione italiana impose ai                       di                   , perché                                                                                                    . Nel web non è così, di influenti siti non conosciamo bilanci, sponsors, proprietà.

Questo è un tema – trasparenza delle testate – su cui lavorare. Il resto, come purtroppo la presidente della Camera scoprirà, è assai                              . Il blocco delle leggi Sopa e Pipa in                        , e il fallimento delle velleità          di «regolare il              » lo dimostrano. È ovvio che minacce di morte, ricatti, violenza negli slogan vadano messi al             dalla               , ma se ci provate in concreto vedrete che non è semplice come mettere il                        al garage. Ieri due dirigenti del centrodestra, Maurizio                          e Antonio                     , hanno preso sul tema posizioni opposte,                   d’accordo con la                           – che pure è stata eletta con la                          -,                    contro.

Perché non si tratta più di dialettica Destra-Sinistra come ai tempi dell’Illuminismo (COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSA?), ma di valutazione sulla                 delle           . A                                                                                              non «risiede» in             , in                     o in nessun luogo, regolarla non è semplice. Perfino i cinesi, che hanno un sistema di censura sofisticato e costosissimo, non riescono a fermare i                          , figuriamoci                                                                       .

La presidente della Camera, del resto, denuncia anche i                       che inseguono sua                 19enne mentre corre in motorino mettendola a rischio, o i miserabili che cercano di                                                          . Anche gli old media, purtroppo e non solo il web,                                                                                              .

La tecnologia è, e resterà, più veloce del                        . Le leggi sull’                           e la sua                          ebbero                      per regolare un settore che mutava                                   di generazione in generazione. L’industria classica ebbe un                 , dallo sfruttamento dei bambini al                              , per trovare l’intesa con la                . I primi giornalisti in                     , dopo Gutenberg, vennero                           , e la loro                                        e mostrata nelle fiere a monito contro                              . Ci vollero secoli per una regola democratica ma alla fine                .

Il web, che richiedeva prima un computer da               , poi da             e oggi arriva in                 con i                 , muta ogni sei mesi, i social media che scandiscono la nostra               erano sconosciuti solo              anni fa. Oggi l’esercito israeliano e Hamas si insultano a vicenda su Twitter, portando l’           in tasca a ciascuno di noi. Altro che                   online!

Non è però il web a rendere              i siti, è la ferocia che c’è in             ad animali. A                 hanno inneggiato in corteo allo                           di Roma, come usava con le       negli Anni 70 e allora il           non c’era. Una legge non fermerà il                       violento, anche se, certo, chi minaccia online va                 : e fa male, molto,                               a illudersi di guidare la tigre della           afferrandola per la coda e fingendo di credere che la                       chieda                   . L’ex attore e oggi capo del             , che distruggeva un tempo i                       sul                             , si accorgerà presto che,                         , l’Apprendista Stregone non si                    più a                         .

Le                ci sono e si possono, lentamente,                        . Ma alla lunga la battaglia tra Tolleranza e                         , Equilibrio e                         , Ragione e                    online la si vince su                  ,                       ,                   ,             . Il web non è              del              o Scudo del              : è il campo di battaglia tra               e                 , tra                          e populismo irrazionale. La repressione serve in casi estremi ma giorno dopo giorno ci serve una paziente opera di                         . Con l’umile consapevolezza che tanti lavoreranno                e che, a guardare il               di oggi, non ci appare affatto un                       certo. Per vincere contro grassatori, razzisti,                 online una                non basta, servono                     , forza d’animo e amore per la            e la               .